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Dopo aver firmato la biografia del Ciubo, il Kenzio, cioè colui che sta scrivendo, comparirà nuovamente sulle pagine di questo sito. Stavolta però la materia che tratterò sarà un po’ più alta, non perchè la vita del proprietario di codesto illustre dominio non lo sia abbastanza, ma poiché l’argomento per cui immolerò parte del mio tempo libero e delle mie energie coinvolge non una sola persona, ma una moltitudine di esistenze.

Non mi stupirei se a questo punto ancora in molti non avessero capito di cosa stia parlando; è dunque arrivato il momento di rendere anche voi partecipi del soggetto della mia trattazione: la Musica. Per evitare equivoci, che magari mi costringerebbero a discutere di un argomento la cui mole è decisamente fuori dalla mia portata, specifico subito che la Musica di cui parlerò sarà la mia Musica, non creata da me, ma da me ascoltata, apprezzata e assimilata.

Il perché questa materia coinvolga una enorme massa di persone spero sia chiaro a tutti: dato però che ancora mi trovo a scrivere l’introduzione del mio “lavoro”, sarà bene sfruttare al meglio le possibilità che uno scritto introduttivo offre, cioè di esplicitare preventivamente il pensiero dell’Autore e di stabilire i criteri con cui egli ha strutturato e selezionato la materia che costituisce la sua opera.

Troppo semplice sarebbe affidarsi al luogo comune per cui la Musica costituisce la colonna sonora della nostra vita. Per quanto efficace, questa sorta di massima, riflette la banalità con cui al giorno d’oggi la Musica viene ascoltata: in modo, cioè, terribilmente superficiale. Mi spiego: a trionfare nel mondo attuale non è la musica, cioè quella attività elevata giustamente al rango di arte, che in origine rappresentava lo sforzo umano nel tentativo di riprodurre l’armonia della natura attraverso il suono. Oggi a trionfare è il testo cantato: che sia più o meno profondo ed emotivamente coinvolgente, rimane a mio parere solo il primo degli strati che costituiscono un brano. Per carità, questo metodo di fare musica ha dato vita ad una generazione di cantanti con capacità canore molto importanti. All’opera di questi artisti manca però quella componente fondamentale da cui tutta la musica, contemporanea e non, nasce: l’anima. Spero sarete d’accordo con me se affermassi che la musica, a differenza di quasi tutte le altre manifestazioni artistiche, è l’unica in cui, una volta acquisita la conoscenza e la capacità di suonare un qualsiasi strumento, il sentimento prende il sopravvento sulla ragione: è così che nascono il blues e il jazz, i due generi che sono alle radici della musica contemporanea e che ne costituiscono le basi teoriche. Se si pensa che a suonarli erano degli schiavi (senza virgolette, perché proprio questo erano i neri d’Africa importati in suolo americano), mi viene da pensare quanto l’umanità sia regredita da questo punto di vista: ma forse sbaglio. Un regresso potrebbe significare un ritorno alle origini: attualmente però accade esattamente l’opposto, cioè che le radici vengano completamente ignorate in favore di suoni e melodie totalmente anonime, musicalmente banali e prive di una vera e propria identità.

Insomma ragazzi, dopo tante parole, scritte in altrettanti giorni, ho perso il filo dell’originale discorso e non riesco più a recuperarlo: spero di ritrovarlo quando mi addentrerò a pieno in quest’avventura.

Al momento sto “seguendo” una conferenza all’università ed invece di prendere appunti ho deciso di continuare questo progetto, cercando di concludere almeno l’introduzione, senza così incappare nelle noiose sollecitazioni del Ciubo.

Dunque, il criterio che seguirò in queste “lezioni” di musica, sarà quello di riproporre il mio percorso musicale, che, dopo un’attenta analisi, è stato da me giudicato sufficientemente interessante. Alcune volte cercherò di scrivere sugli artisti, ma molto più spesso mi soffermerò sulle singole canzoni, per il semplice motivo che nella discografia di un gruppo o di un solista, a contare veramente (esclusi alcuni casi) sono solo pochi pezzi, che molto frequentemente si rivelano essere anche i più celebri.

Per porre la parola fine a questo breve scritto, risponderò alla domanda che sono sicuro in molti si stanno ponendo mentre leggono queste righe: “ma per quale motivo il Kenzio dovrebbe essere in grado di impartirci lezioni di musica?”.

Chiamatemi presuntuoso, ma ritengo la mia cultura musicale una di quelle tre o quattro cose di cui andare veramente fiero, e, chiamatemi stronzo, considerando il livello medio di conoscenze musicali all’interno del nostro gruppo, credo di essere l’unico adatto a questo compito: le eccezioni che confermano la regola non tarderanno a ricevere richieste di collaborazione.

Per una settimana accetterò critiche, proposte, commenti, insulti e soprattutto risponderò alle domande sul perché mi sono auto-eletto garante di verità assoluta in campo musicale: dopo questo tempo inizierò la prima puntata di una (spero) lunga serie.

Saluti a tutti!